Il confine tra violenza e resilienza: l’esperienza delle donne migranti centroamericane

Tesi di laurea di Ashanti Collavini
Corso di laurea magistrale in Diplomazia e cooperazione internazionale
Dipartimento diScienze politiche e sociali
Università degli studi di: Trieste
Relatore: prof. Moreno Zago
Correlatore: prof. Federico Tenca Montini
Anno accdemico: 2020-2021

La tesi documenta e analizza la tematica della migrazione centroamericana, concentrandosi sull’esperienza delle donne migranti nell’attuale regime di mobilità Sud-Nord. Il lavoro, che si sviluppa nell’ambito disciplinare della Sociologia delle relazioni internazionali, nasce dagli interessi di ricerca dell’autrice: quelli inerenti ai processi sociali (con risvolti locali e globali, legati, questi ultimi, allo studio dei fenomeni migratori), alle questioni di genere (in particolare relative al tema della violenza) e, trasversalmente, alle esperienze della regione centroamericana e del Messico. Al fine di approfondire lo studio del fenomeno sono state condotte 8 interviste qualitative con esperti nel settore provenienti da Messico, Guatemala e Stati Uniti. Due delle persone intervistate sono docenti universitarie, le altre cinque ricoprono ruoli diversi all’interno di organizzazioni della società civile che si occupano della promozione dei diritti delle persone migranti. Le docenti universitarie sono state scelte in quanto è stato letto il loro lavoro, le altre persone sono state selezionate sulla base di una ricerca personale dell’autrice sulle organizzazioni della società civile che si occupano di diritti umani e migrazione nell’area di studio.

L’esperienza di studio semestrale presso l’Universidad nacional autónoma de México (Unam), svolta nella seconda metà del 2018, l'ha spinta ad approfondire un fenomeno caratterizzante una regione del mondo attraversata da ampie disuguaglianze sociali, politiche ed economiche. In quel periodo, infatti, l’esodo dei migranti centroamericani, organizzato nelle cosiddette “carovane”, tra le più numericamente importanti nella storia del Messico, suscitava forti indignazioni per la gestione politica di una crisi umanitaria che si sviluppava e coinvolgeva almeno tre assi geografici: quello dei Paesi del cosiddetto Triangolo Nord del Centroamerica (comprendente Honduras, El Salvador e Guatemala), il Messico, quale Paese di transito (ma anche di destinazione), e gli Stati Uniti d’America, la meta forse più ambita dalla popolazione migrante.

La cornice teorica non poteva prescindere da un’analisi della letteratura sui confini, al fine di definire il ruolo che questi ricoprono all’interno dei processi globali, quali quelli migratori. Le riflessioni critiche sullo studio dei confini – o delle aree di frontiera – permettono di evidenziare la situazione di crisi umanitaria presente non solo all’interno dei luoghi di origine, ma anche nei luoghi di transito, quali le rotte migratorie, e nelle zone limite tra un Paese e l’altro.

Il primo capitolo esplora il confine e gli spazi a esso associati dal punto di vista delle scienze sociali e affronta la relazione che tali spazi hanno con la migrazione. Allontanandosi dal tradizionale sguardo geopolitico e simbolico, il confine viene concepito e studiato come spazio articolato e impregnato di significato grazie all’azione degli stessi soggetti che vi transitano; particolare attenzione è infatti rivolta al soggetto migrante, ritenuto il principale attore sociale che riesce a fornire una visione profonda e critica allo studio dei confini. L’analisi del confine viene presentata come un esercizio di indagine epistemologica: secondo i filosofi politici, il confine inteso come “metodo” consente di portare alla luce tutti i conflitti che avvengono al suo interno e, in particolare, le relazioni di potere e sfruttamento che si instaurano nei processi globali quali quelli relativi alla migrazione. Da qui l’importanza di esplorarne le dinamiche empiriche e adottare il punto di vista dei soggetti studiati. Infine, il capitolo introduce il concetto di genere quale asse di indagine dello studio della disuguaglianza sociale ed evidenzia come le relazioni e strutture di potere impattino sul corpo della donna migrante e di come la violenza legata alla variabile di genere regni all’interno dei regimi di mobilità, dove le donne diventano soggetti particolarmente vulnerabili.

Il secondo capitolo si addentra più nello specifico delle dinamiche storico-sociali ed economiche della migrazione centroamericana, mettendo in luce il ruolo che quest’ultima ha avuto nella trasformazione degli spazi e nella creazione dei confini. La violenza rappresenta una costante nelle esperienze passate e presenti della regione: alcuni studi recenti evidenziano come la violenza esercitata dai gruppi criminali attivi nella regione sia alle radici delle diverse forme di dislocamento nell’area.

Il terzo capitolo, analitico, è diviso in tre sezioni: ciascuno di essi corrisponde a una precisa domanda di ricerca e a un momento preciso della fase migratoria: perché le donne centroamericane emigrano, cosa succede loro durante il transito e nel momento dell’attraversamento del confine e cosa accade dopo il percorso di mobilità. Le condizioni di vita che obbligano le donne a compiere la scelta di abbandonare il proprio contesto di vita sono molteplici e dipendono da una varietà di fattori, tra cui quelli inerenti alla violenza dei gruppi criminali (con diverse tipologie di abuso ed estorsioni, minacce continue alla famiglia); la violenza economica e politica, che prende forma nella povertà, nella debolezza delle istituzioni (come la corruzione) e nella mancanza di politiche pubbliche volte a riconoscere gli abusi e a tutelare i cittadini; la violenza di genere, perpetrata anche nell’ambito domestico; la violenza strutturale, come il mancato accesso ai servizi basici quali l’istruzione, il lavoro e la salute. Anche i recenti disastri naturali sono un fattore di espulsione, che incrementano peraltro anche i dati di violenza sessuale contro le donne. Aspetti culturali quali il machismo e la cultura femminicida presente in larga parte nei paesi centroamericani (tortura, attacchi con acido, lapidazioni, aggressioni multiple, anche e soprattutto nei confronti delle persone facenti parte della comunità Lgbtq) contribuiscono a fomentare l’espulsione delle donne centroamericane dai paesi di origine.

Per quanto riguarda il momento del transito migratorio, si riscontrano episodi diversi di violenza, dalle estorsioni ai rapimenti, dal traffico di persone agli stupri. Questo avviene sia all’interno delle rotte migratorie più comuni, sia soprattutto nelle rotte migratorie meno trafficate dai migranti, il che rende la loro condizione ancora più vulnerabile. Il corpo delle donne è spesso utilizzato come moneta di transito. Le donne dimostrano resilienza e capacità di adattamento a contesti estremamente precari, evidenziate attraverso la ricerca di strategie di sopravvivenza, quali l’assunzione della pillola contraccettiva, metodi di travestimento, e la richiesta di supporto ai compagni maschi per ricevere protezione, strategie che tuttavia spesso non eliminano i rischi per le migranti di incorrere in abusi e violazioni.

Il momento dell’attraversamento del confine e del post-mobilità risulta essere un momento estremamente delicato per le donne migranti, sia alla Frontiera Nord che Sud del Messico, anche a causa delle politiche migratorie, finalizzate al contenimento dei flussi migratori e alla militarizzazione dei confini. Severi casi di violazioni dei diritti umani avvengono all’interno dei centri di detenzione (con casi di migranti rinchiusi in celle frigorifere, episodi di abusi e vessazioni condotti dalle autorità migratorie, episodi di xenofobia e razzismo, etc.); non solo, anche deportazioni effettuate secondo criteri non conformi alle leggi in materia di migrazione. Attraverso questo lavoro si è voluto dimostrare come il percorso delle donne centroamericane sia attraversato da diverse forme di violenza in ogni momento della migrazione e di come il regime di mobilità e di frontiera sia fortemente compromesso dalla mancata applicazione di un approccio finalizzato al rispetto dei diritti umani.

Note biografiche sull’autrice
Ashanti Collavini laureata in Lingue e letterature straniere presso l’Università di Udine, ha frequentato l’Erasmus mundus master of arts euroculture con soggiorni di studio in Olanda e in Messico. Presso l’Università di Trieste ha conseguito la laurea in Diplomazia e cooperazione internazionale. Coordina il master Euroculture attivato presso l’Università di Udine. Si interessa allo studio di genere e dei diritti umani, con uno sguardo rivolto all’America Latina.
Per contattare l’autrice
ashanti.collavini [at] gmail.com

Ashanti Collavini

peer review journalPeer reviewed journal Indicizzata in: Catalogo italiano dei periodici (Acnp), European reference index for the humanities and the social sciences (ErihPlus), Latindex, Red europea de información y documentación sobre América Latina (Redial), The European Union - Latin America and Caribbean Foundation (Eu-Lac Foundation).
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