Tío Conejo y Tío Tigre. Le relazioni tra Venezuela e Stati Uniti nel contesto della Guerra fredda e dell’Alleanza per il progresso

Tesi di laurea di Roberto Trevini Bellini

Corso di laurea in Politica internazionale e diplomazia

Facoltà di Scienze politiche

Università: Università degli studi di Padova

Relatore: Prof.ssa Carla Meneguzzi

Correlatori: Prof.ssa Gabriella Chiaramonti; Prof. Francesco Petrini

Anno accademico 2008/2009

Il presente lavoro rappresenta il risultato di un percorso di ricerca, di natura storico-politica, dedicato ai rapporti tra Stati Uniti e Venezuela dai primi anni Cinquanta fino alla fine degli anni Sessanta. Tale ricerca prende l’avvio innanzitutto dalla personale osservazione di numerosi elementi contrastanti o contraddittori presenti nella società venezuelana, e dalla constatazione della complessa e conflittuale relazione odierna tra i due Paesi. La volontà di comprendere l’attuale rapporto tra Stati Uniti e Venezuela – tra le prime repubbliche americane ad ottenere l’indipendenza dal dominio europeo – fa emergere la necessità di illuminarne il passato, individuando il periodo in cui questo rapporto fu più intenso e ricco di conseguenze, e di analizzarne l’evoluzione storica.
Il filo conduttore che si è scelto di utilizzare è quello delle relazioni diplomatiche bilaterali, a cui si aggiungono altre due dimensioni fondamentali: il ruolo dei flussi commerciali e dell’aiuto allo sviluppo, e la profonda interdipendenza con il più ampio contesto politico, economico e militare delle relazioni interamericane e della Guerra fredda. La presente ricerca prova quindi a dare una spiegazione ad alcune questioni centrali: quale fu l’atteggiamento nei confronti dell’America Latina, rispettivamente, delle Amministrazioni Eisenhower, Kennedy e Johnson; in che misura il rapporto degli Stati Uniti con il Venezuela può esserne considerato un esempio tipico; quali furono le conseguenze di tale rapporto sulla vita politica ed economica venezuelana.
Si scoprirà che la politica latinoamericana di Washington all’epoca di Eisenhower era rivolta esclusivamente alla lotta al comunismo internazionale e al controllo sulle materie prime, attraverso l’appoggio politico ai regimi militari locali e il sostegno agli investimenti privati statunitensi nella regione. In questo contesto, il rapporto con la dittatura venezuelana di Pérez Jimenez ne costituì un esempio paradigmatico. Quando, alla fine degli anni Cinquanta, molti Paesi – tra i quali il Venezuela – si sbarazzarono dei regimi militari e avviarono una transizione democratica, gli Stati Uniti cercarono di prendere le redini di questa trasformazione, affinché essa non si trasformasse in una rivoluzione, che avrebbe potuto mettere a repentaglio gli interessi economici e strategici nordamericani. Il governo venezuelano guidato da Betancourt giocò un ruolo centrale nella formulazione e nell’implementazione della nuova politica emisferica proposta da Kennedy, l’Alleanza per il progresso, votata al miglioramento delle condizioni economiche e sociali del continente, tramite l’assistenza allo sviluppo con fondi pubblici statunitensi e internazionali. Il quasi totale fallimento di quell’ambizioso progetto, causato da molteplici motivi, tra i quali spicca per importanza la presenza del formidabile elemento di disturbo costituito dalla Cuba rivoluzionaria, coincise con un parziale e graduale raffreddamento del rapporto tra Washington e Caracas, in corrispondenza dei governi Johnson e Leoni. Un’evoluzione, quest’ultima, determinata soprattutto dalla crescente divergenza di interessi tra i due Paesi nell’ambito del commercio di petrolio, principale fonte dell’economia venezuelana, e risorsa di primaria importanza per la potenza economica e militare statunitense.
Da queste vicende i leader politici venezuelani impararono che la politica estera degli Stati Uniti non fu, e non sarebbe mai stata, realmente dedita a riequilibrare l’asimmetria di potere tra il Nord e il Sud del continente americano, e capirono che per mantenere un certo livello di autonomia politica il Venezuela avrebbe dovuto pragmaticamente sfruttare le debolezze del “gigante del Nord” e ampliare la propria rete di alleanze internazionali. Questa nuova consapevolezza avrebbe quindi guidato la politica estera venezuelana, ed in particolare la sua politica petrolifera, nel decennio successivo.


Note biografiche sull’autore
Nato a Brescia, ottiene nel 2009 la laurea magistrale in Politica internazionale e diplomazia presso l’Università degli studi di Padova. Tra il 2008 e il 2010 svolge tirocini a Caracas e Siviglia e periodi di perfezionamento delle lingue a Bruxelles e Londra. Collabora con Ong italiane e spagnole in attività di sensibilizzazione, attraverso studi e traduzioni. Si interessa di Europa e America Latina, diritti umani e sostenibilità socio-ambientale.
Per contattare l’autore:
roberto.trevinibellini [at] mail.com

Roberto Trevini Bellini

peer review journalPeer reviewed journal Indicizzata in: Catalogo italiano dei periodici (Acnp), European reference index for the humanities and the social sciences (ErihPlus), Latindex, Red europea de información y documentación sobre América Latina (Redial), The European Union - Latin America and Caribbean Foundation (Eu-Lac Foundation).
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