Fra sogno e disegno. Uno studio psicoantropologico sui disegni infantili in una comunità indigena

Tesi di dottorato di Barbara D’Introno

Corso di laurea in Psicologia generale e sperimentale

Facoltà di Psicologia

Università: Università degli Studi di Trieste

Relatore: Prof. Mario Forzi

Anno accademico: 2004 - 2005

Fondamentalmente, questo lavoro nasce da un’intensa esperienza umana vissuta nel 2003. Come fa la maggior parte delle persone che si reca nel Messico del sud, mi sono avvicinata alla cultura Maya da semplice turista, visitando musei e siti archeologici. La curiosità verso quel popolo dalla storia così affascinante è mutata in viva passione una volta raggiunto lo stato del Chiapas, vera icona della cultura Maya. Lì ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno dato la possibilità di avvicinare la popolazione indigena, rendendo possibile questa tesi.
Il Chiapas è una regione multietnica e plurilingue. Come accade spesso nelle zone in cui vivono minoranze etnolinguistiche, nel Chiapas sono presenti rivendicazioni linguistiche e culturali che si oppongono ad un’incalzante omogeneizzazione culturale, che si manifesta con un processo di acculturazione evidente soprattutto nelle generazioni più giovani.
L’esperienza vissuta nelle scuole di San Cristóbal de las Casas, seconda città del Chiapas per grandezza, mi ha fatto toccare con mano le problematiche che investono i bambini indigeni, spingendomi ad occuparmi di loro nel mio lavoro di tesi. Nello specifico, ho raccolto i disegni di un campione di bambini indigeni appartenenti alle comunità maya Tzotzil e Tzeltal che popolano gli altopiani del Chiapas.
Si tratta di uno studio a carattere esplorativo che vuole essere un contributo conoscitivo di una cultura diversa e distante dalla nostra. Ho utilizzato il disegno come fonte d’informazioni per rilevare il contenuto del sogno ricorrente, tema che ho proposto di rappresentare cercando di verificare i contenuti determinati dalla cultura di appartenenza, sia a livello grafico-stilistico-cromatico, che a livello contenutistico. Ho chiesto ai bambini di abbinare alla descrizione pittorica alcune frasi che ne esplicassero il contenuto. Così facendo, ho avuto a disposizione immagini corredate da brevi scritti che mi hanno aiutato nell’interpretazione dei prodotti grafici. Il percorso che ho cercato di seguire è quello suggeritomi dalla psicoantropologia, ho tentato cioè di applicare l’approccio psicologico ai problemi e ai dati dell’antropologia. Mi sono interessata alla psicologia culturale che indaga su una gamma di fattori che influiscono sulla sfera psicologica, quali ad esempio l’istruzione, il contatto con il mondo esterno, la produzione di immagini, ecc.
Processi psicologici e cultura si influenzano reciprocamente, rendendo acceso e controverso il dibattito tra personalità e cultura. Pensieri e comportamenti individuali influenzano norme e pratiche culturali, e queste, a loro volta, influenzano pensieri e azioni individuali. Le relazioni che intercorrono tra personalità e cultura sono dinamiche e multiformi, e dipendono da numerosi fattori che sono stati messi in evidenza in modo diverso a seconda dell’approccio di studio adottato. Le prospettive usate per studiare l’interazione tra personalità e cultura sono molte, ma recenti ricerche nell’ambito della psicoantropologia e della psicologia culturale si sono focalizzate sulla comparazione cross-culturale.
I processi psicologici sono sempre stati considerati dinamici, mentre la cultura è stata spesso concettualizzata in termini statici. Numerosi studi hanno ultimamente constatato invece come ambedue i tipi di processi siano dinamici, come pure la loro interazione.
La cultura permea l’ambiente fisico e sociale, e attraverso i processi di apprendimento ha conseguenze durature sui pensieri, i sentimenti e i comportamenti degli individui. Allo stesso modo i bisogni psicologici individuali possono influenzare la cultura. Un buon esempio di ciò sono le scelte effettuate da un determinato gruppo etnico in tema di trasmissione delle conoscenze, privilegiando, rispetto ad altri, alcuni contenuti culturali da tramandare e stabilendo la loro persistenza nel tempo.
Le influenze psicologiche e culturali, essendo sia dinamiche che contestuali, non permettono né di determinare né di anticipare rigidamente le risposte dei membri di un gruppo, ma provvedono piuttosto a fornire prospettive interpretative della realtà. Nella mia tesi ho tentato di analizzare in questo senso le influenze culturali e psicologiche, ipotizzandole sulla base della presenza ripetuta di tematiche e di motivi stilistici nei disegni del mio campione. Non ho potuto determinare e verificare con attendibilità le influenze psicologiche, mancandomi informazioni ottenibili da approfonditi colloqui con i bambini, ma ho potuto solo ipotizzarle e dedurle dalle tematiche che ho scelto di analizzare. Le influenze ambientali sono state più semplici da interpretare grazie alle informazioni raccolte sulla cultura di appartenenza e sul contesto di vita di questi bambini. Ho potuto studiare l’interazione tra i due tipi di fattori e, in ultima analisi, interpretare i disegni proprio in virtù di tale relazione. Generalmente, gli individui esprimono ed affermano la loro identità culturale adottando comportamenti previsti dal paradigma culturale dominante nel gruppo etnico. Le influenze culturali sul comportamento sono più pronunciate proprio quando c’è una forte identificazione con il gruppo. Allo stesso tempo è vero anche che le persone seguono modelli culturali diversi a seconda del contesto (flessibilità della cultura). Esempi di tale flessibilità sono i gruppi biculturali, che possono accedere a più modelli culturali, considerati strumenti interpretativi a disposizione dei soggetti. Nelle minoranze biculturali si verifica o l’assimilazione al gruppo di maggioranza con l’adozione dei valori di questo o l’affermazione dell’identità etnoculturale con la separazione dal gruppo maggioritario.
E’ piuttosto evidente dai disegni del mio campione che nuovi scenari si sono coniugati ai tradizionali, modificando il senso comune e permettendo alle nuove generazioni di avvicinarsi alla scrittura e alla scuola con un bagaglio culturale differentemente articolato. Ad esempio, il diffondersi della tecnologia ha mutato i parametri spazio-temporali e ha proposto nuovi modelli.
La cultura influenza l’utilizzo dell’informazione ambientale da parte delle singole società e determina l’ampiezza degli indizi ambientali utilizzabili. I processi psicologici, ad esempio la percezione, dipendono dall’informazione ambientale, e la psicologia culturale, che considera tali processi fondamentali, ritiene quindi le influenze culturali molto importanti e ne studia gli effetti. La psicologia culturale studia le influenze formative del contesto culturale sulle disposizioni umane e definisce la personalità come un insieme di caratteristiche individuali di pensiero, emozioni e comportamenti, insieme a meccanismi psicologici che sottostanno a tali patterns. Allo stesso tempo gli studi in questo ambito sostengono che la cultura adatta la personalità: diversi livelli culturali (collettivismo, individualismo) sviluppano diverse caratteristiche della personalità (indipendenza, interdipendenza). La popolazione oggetto del mio studio è definibile come una società basata sul collettivismo e ciò risulta evidente anche nelle rappresentazioni grafiche dei miei soggetti, che svelano caratteristiche di personalità particolari attraverso il contenuto e lo stile grafico. In effetti molte delle tematiche utilizzate potrebbero essere in relazione alla cultura di appartenenza, dimostrando una chiara continuità culturale prodotta o influenzata da una forte interdipendenza tra gli individui.
Questo approccio richiede che ci si muova dalla descrizione dell’ambiente, come ad esempio il setting sociale, e che si arrivi ai processi psicologici, analizzando quindi le interazioni persona-contesto da un punto di vista psicologico.
La mia ricerca vuole essere una lettura generale del fenomeno oggetto di studio, il sogno attraverso il disegno, considerandolo non solo come prodotto mentale ma anche come indicatore culturale. Da ciò nasce l’esigenza di trovare modelli di interpretazione nuovi, diversi dai nostri, che dipendono non solo da fattori psicologici ma anche da circostanze storiche e ambientali che determinano, ad esempio, le tematiche rappresentate.
Gli studi sull’infanzia hanno ampiamente dimostrato come i bambini in ogni società sviluppino attributi di personalità specifici che li rendono capaci di esercitare le loro funzioni in una data società. Gli studi su personalità e cultura riconoscono che molti aspetti comportamentali sono comuni alla maggioranza delle culture, mentre altri sono specifici, cioè modellati o adattati dalla cultura di appartenenza.
Seguendo questo percorso di analisi, fondamentale diventa l’approccio olistico, approccio tipico dell’antropologia e collegato al lavoro sul campo, che indica come per la comprensione di un determinato comportamento sia necessario prendere in esame il più ampio contesto culturale possibile.
I disegni dei miei soggetti sono interpretabili solo se inseriti nella più ampia condizione sociale e culturale indigena, e psicologicamente comprensibili solo ammettendo che la cultura, presente negli individui, ne orienti il contenuto. Nelle rappresentazioni di determinate tematiche si possono osservare le interazioni reciproche tra cultura e personalità.
La decisione di proporre ad un campione di bambini o adolescenti un disegno a soggetto in una ricerca di psicologia, è dovuta all’ipotesi generale secondo la quale il disegno di un bambino può riprodurre una struttura concettuale o un complesso di idee in modo molto più efficace di quanto non possa farlo attraverso il linguaggio. I soggetti del mio campione frequentavano la scuola principalmente per apprendere l’idioma nazionale e non rimanere monolingui nel dialetto della loro etnia. L’utilizzo di rappresentazioni grafiche mi ha permesso quindi di raccogliere materiale inerente alla mia ricerca, superando gli ostacoli connessi alla lingua che non avrebbero permesso una comunicazione attendibile. Ho utilizzando quindi il disegno come mezzo per accedere alle rappresentazioni mentali comuni tra questi bambini, per valutare l’evoluzione grafica e soprattutto per indagare gli aspetti connessi alla personalità e alle eventuali problematiche dei bambini. Rispetto al linguaggio, i disegni in questi contesti possono rivelare molto sulla vita del bambino, essendo l’immagine densa di elementi sia affettivi che cognitivi.
Come sostenne Arnheim il bambino disegna ciò che vede, intendendo con “vedere” la selezione visiva operata sui vari stimoli che compongono un “immagine-realtà”. Questa selezione comporta di fatto un processo mentale e costituisce un aspetto del pensiero visivo.
Però, ciò che il bambino vede viene influenzato da ciò che è stato visto in precedenza, da ciò che ricorda e da ciò che sente e pensa in un dato momento, in altre parole della sua cultura di appartenenza.
Il tema offerto per il disegno dischiude uno spazio di progetto e di esecuzione che è compreso tra la dimensione del reale e quella dell’immaginazione. Il contesto ludico permette al bambino di allontanarsi dagli spazi consolidati del proprio ambito di esperienze e di estendersi all’immaginazione.
Al pari del sogno, il disegno è considerato un mezzo per esprimere desideri, paure ed aspettative. Ciò pone, alla stregua dei sogni, il disegno fra le “strutture del senso duplice”. Parlando del senso duplice ci si riferisce principalmente alla funzione simbolica. Utile, in questo senso, sarebbe una discussione sul disegno infantile, che tenti di stabilire se le immagini proposte dal bambino siano semplici rievocazioni mentali senza alcun significato simbolico, oppure veri e propri simboli che celano al loro interno significati latenti.
Per il bambino il disegno è dunque un mezzo adatto per rappresentare più o meno simbolicamente l’esperienza reale o fantastica. Attraverso la rappresentazione grafica i bambini riescono a descrivere situazioni conflittuali mediante immagini simboliche, simili ai sogni. Se carenze metodologiche non ci permettono di interpretare il disegno, o il sogno, in questa prospettiva, la rappresentazione grafica resta comunque uno strumento adeguato per raccontarci e descriverci la realtà di questi bambini.


Note biografiche sull’autrice

Dopo essersi laureata a Trieste in psicologia e iscritta all’Albo Regionale degli Psicologi, è attualmente impegnata presso il Progetto Stella Polare dove si occupa di immigrazione femminile. Come ricercatrice e formatrice si occupa dei temi riguardanti il disagio e la globalizzazione presso l’ISpeS, Istituto di Scienze Sociali per la Salute. Ha avuto alcune esperienze di ricerca sul campo presso le comunità indigene del Chiapas, in Messico, che sono confluite nella sua tesi di laurea sui traumi dei bambini indigeni vittime della guerra a bassa intensità, tuttora presente in quella regione. Tra le sue pubblicazioni: Comunità maya: dal sogno alla carta. Un approccio psicoantropologico al disegno infantile, in “Oltre le Frontiere”, 1/2, 2005, pp 24-25; Come i bambini percepiscono i grandi. Volontariato e ricerca in America Latina, in “Ciesse Informa”, 13/14, 2005, pp 18-21; Fra norma e devianza. Appunti di etnopsichiatria, in “Oltre le Frontiere”, 2/3, 2005 pp 38-39.

Per contattare l’autrice: sumidero_ba [at] hotmail.com

Barbara D’Introno

peer review journalPeer reviewed journal Indicizzata in: Catalogo italiano dei periodici (Acnp), European reference index for the humanities and the social sciences (ErihPlus), Latindex, Red europea de información y documentación sobre América Latina (Redial), The European Union - Latin America and Caribbean Foundation (Eu-Lac Foundation).
Rivista scientifica
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